Negli ultimi anni è nato un dibattito sul significato storico della Resistenza: chi erano i partigiani e che significato ha avuto la loro attività?
Purtroppo viene data solo una risposta politica, ognuno dalla propria parte. La letteratura italiana possiede un filone nato nel dopoguerra sulla resistenza, che guarda da diverse angolature a ciò che è accaduto.
Prima di arrogarci il diritto di riscrivere la storia, leggiamo ciò che già è stato scritto.
Marco
Sergio P. partì una mattina da Castagnole delle Lanze per andare a Castino ad arruolarsi in quell’importante presidio badogliano.
Aveva diciotto anni scarsi, un impermeabile chiaro, un cinturone da ufficiale e scarpe da montagna nuove con bei legacci colorati, ma rimaneva quello che era sempre stato sino a un minuto prima dalla partenza: un ragazzo di paese che i suoi sono possidenti e l’hanno mandato in città a studiare. E lo steso rimase anche quando, perso di vista Castagnole, da una tasca sotto l’impermeabile tirò fuori una pistola nuovissima e ne riempì la fondina dando così un significato al cinturone da ufficiale.
Aveva in mente di mettersi nome di battaglia Raoul.
Per una strada tutta deserta camminava a cuor leggero; a dispetto del fatto che al paese aveva lasciata sola sua madre vedova, si sentiva figlio di nessuno, e questa è la condizione ideale per fare le due cose veramente gravi e dure per un individuo: andare in guerra ed emigrare.
Incipit de “Gli inizi del partigiano Raoul” di Beppe Fenoglio